Mi sento come una piccola pulce ballerina, felice di poter guardare il mondo dal basso verso l’alto, perdendo lo sguardo nel blu infinito. Perché ad una pulce il cielo pare proprio senza fine. C’è stato un momento in cui non ero piccina ma grande, come un gigante, e guardavo il mondo dall’alto verso il basso. La mia testa, molto più pesante di una zucca, sbatteva contro l’azzurro. Capita di sentirsi grandi e invincibili quando si è giovani, e tutta quella grandezza non fa poi così male, perché quando torni piccino, quando torni ad essere te, la prospettiva che riscopri ti piace ancora di più. Impari che la piccolezza è prerogativa dell’umanità e non della debolezza, che siamo tutti vulnerabili, che il coraggio trova la sua forza nella paura. Impari a perdonare, a perdonarti, a sorridere e a tacere dinanzi al giudizio. Impari che non c’è fretta, che ogni desiderio possiede un tempo di maturazione, come le mele. Impari che il segreto di una buona vita è custodito nel dono dell’accoglienza. Impari a disfarti di quella vecchia valigia piena di rancori e noiosi sbuffi, di incubi e pinocchi, piena di cappelli e corone, di fanti, regine, corti e saltimbanchi. Poi impari che una pulce in un prato fiorito si diverte molto più di un gigante in un cielo stellato. E questa è sicuramente la scoperta più dolce. Ora, da quaggiù, minuscola come una pulce, mi sento tanto ricca: ho un campo sotto i piedi, un gran numero di meraviglie sulla testa, che occupano tutto lo spazio senza ingombrare nemmeno un centimetro. Ho un sole che splende ovunque e giusto un cuore a portata di mano. Sono alta poco più di un sogno, ma a me va proprio bene così!