La porta di Chawton cottage è aperta e un profumo di tè ci invita ad entrare. La casa appare immacolata, come sospesa in un limbo di imperturbabile e graziosissima serenità.
Entriamo in punta di piedi, guidati dai ricordi di Caroline, nipote di Jane.
Mi è stato detto, ma non so se corrisponde al vero, che era stata all’origine una locanda di passaggio, ed era in una buona posizione per esserlo, proprio dove la strada da Winchester incrociava quella per Londra e Gosport. L’incrocio tra le due strade era parzialmente occupato da un ampio stagno poco profondo, che credo sia da tempo diventato terreno asciutto.
La porta d’ingresso si apriva sulla strada, e una staccionata molto stretta da entrambe le parti proteggeva la casa dai possibili urti dei veicoli di passaggio. Un atrio di discrete dimensioni, e due salotti chiamati sala da pranzo e soggiorno, si estendevano per tutta la lunghezza della casa; tutte le stanze erano originariamente affacciate sulla strada, ma la grande finestra del soggiorno fu chiusa e trasformata in libreria quando Mrs. Austen ne prese possesso, e un’altra fu aperta di fianco, dalla quale si vedevano solo il prato e gli alberi; un alto recinto di legno la separava dalla strada (quella di Winchester) per tutta la lunghezza della piccola proprietà, e all’interno furono piantati degli alberi che formarono un boschetto dove passeggiare, che, correndo intorno al recinto, permetteva spazio sufficiente per fare esercizio fisico; non ci si doveva sentire rinchiusi in casa; e lì c’era un misto piacevole e irregolare di siepi, prato erboso, un vialetto di ghiaia, erba alta da tagliare, e il frutteto, che immagino era stato ricavato da due o tre piccoli recinti messi insieme e sistemati al meglio per permettere alle signore di lavorarlo. C’erano inoltre un orto accanto alla cucina, un ampio cortile e diversi edifici annessi, non molto utilizzati; e tutta questa abbondanza di spazio era molto gradita ai bambini, e non ho dubbi che aggiungesse molto al piacere di una visita.
Tutto, dentro e fuori, era ben tenuto; la casa era ben arredata, ed era nel complesso una sistemazione comoda e signorile, anche se credo che non fossero stati impiegati larghi mezzi per renderla così.
La casa era fatta praticamente come lo erano generalmente le canoniche dell’epoca, e quasi richiamava lo stesso vecchio stile; i soffitti bassi e poco rifiniti, alcune stanze da letto molto piccole, nessuna molto grande, ma in numero sufficiente ad accogliere gli abitanti e diversi ospiti.
La sala da pranzo non poteva affacciarsi se non sulla strada, e lì mia nonna si sedeva spesso al mattino per un’ora o due, con il lavoro di cucito o a scrivere, godendosi l’aspetto luminoso e la scena movimentata che permetteva di vedere.
Credo che l’estrema vicinanza della strada per lei non fosse in realtà un male più di quanto non lo fosse per i suoi nipoti. La diligenza giornaliera di Collyer a sei cavalli era uno spettacolo! (6) e ancora più bello per i bambini era sentire il terribile silenzio della notte rotto così di frequente dal passaggio di carrozze, che talvolta sembravano persino scuotere il letto.
Memoir di Caroline Austen, Mia zia Jane Austen. Ricordi, traduzione di Giuseppe Ierolli
La colazione di oggi è in compagnia della cara Jane Austen, celebre e amatissima autrice inglese divenuta una delle icone per eccellenza della letteratura britannica. Un alone di mistero persiste ancora sulla figura di questa donna, poiché davvero poco sappiamo della sua vita intima e ancor meno ci è stato tramandato rispetto alla sua figura, al suo aspetto. Ma era certamente una persona arguta, dal carattere piacevolissimo e dolce, decisamente amabile e non privo di una sottile ironia. La nipote nelle sue memorie la descrive così: “Quanto all’aspetto di mia zia, il suo è il primo viso grazioso che mi ricordi, non che all’epoca usassi questa parola, ma so che la guardavo con ammirazione. Il suo viso era più rotondo che allungato, aveva un colorito luminoso, ma non roseo, una carnagione scura e trasparente e bellissimi occhi color nocciola. Non credo che fosse un’assoluta bellezza, ma prima che lasciasse Steventon era ritenuta una ragazza molto carina dalla maggior parte dei vicini, come ho appreso in seguito da alcuni di quelli che ancora restano. I capelli, di un castano scuro, erano ricci in modo naturale, con dei riccioli intorno al viso (poiché a quei tempi i cerchietti non c’erano). Portava sempre una cuffia. Così usavano fare le signore non più giovani, almeno al mattino, ma io non l’ho mai vista senza, per quanto possa ricordarmi, né di mattina né di sera. Credo che le mie zie non fossero reputate molto eleganti nel vestire, e si riteneva che avessero adottato troppo presto un abbigliamento da donne di mezza età; ma erano particolarmente curate, e ritenevano molto inappropriata la trascuratezza.”
Ciò che sappiamo con certezza però, anche grazie attraverso i suoi romanzi, è la grande passione di Jane per il tè. La sua giornata iniziava con tè e musica. Amava suonare il piano e lo faceva in modo del tutto naturale, senza seguire per forza uno spartito. Alle nove del mattino si dedicava alla colazione che prevedeva la preparazione del tè. A lei erano affidate le chiavi della credenza dove si tenevano le scorte di questa preziosa bevanda, ma anche quelle di caffè e zucchero, beni considerati di pregio per l’epoca, poiché per la maggior parte importati dalle colonie. Il tè era tenuto sotto chiave in quanto merce costosa e costantemente a rischio di furto. Il viaggio che affrontava era pericoloso e spesso i grandi carichi trasportati sulle navi non arrivavano neppure a destinazione, causa naufragi, incendi o colpi di pirateria. Quando riusciva ad arrivare in terra britannica c’erano altri rischi da considerare, come il furto, la rivendita illegale oppure l’adulteramento. Per adulterarlo si praticava un metodo abbastanza diffuso: si lasciavano essiccare le foglie di frassino, poi le stesse venivano triturate e rese scure mediante l’uso di coloranti tossici.
Il tè – udite, udite – veniva fornito direttamente da Mr. Twining, dal suo negozio sullo Strand, considerato già il migliore a Londra. In una lettera datata marzo 1814, Jane scriveva: “Mi dispiace sentire che c’è stato un aumento del tè. Non ho intenzione di andare da Twining se non sul tardi in giornata, quando potremo ordinare una provvista fresca.”
Sempre lei custodiva poi il servizio da tè “buono” della casa, rigorosamente in “Bone China”. In casa Austen le stoviglie erano firmate Wedgwood, ce lo racconta la stessa Jane in uno stralcio di lettera: “Lunedì ho avuto il piacere di ricevere, spacchettare e approvare le nostre ceramiche di Wedgwood.”
Una particolarità era che Jane amava degustare il tè con non poco zucchero e forse anche per questa ragione le fu lasciata la gestione delle provviste di casa Austen. Preparava toast, marmellata di lamponi accompagnata da burro fresco, muffin e tortine, ma anche miele e panini da servire per il primo pasto della giornata. Doveva essere davvero incantevole svegliarsi al mattino con la musica di Jane, sentirla suonare e poi sedersi alla tavola di Chawton cottage per gustare una colazione preparata con amore in ogni dettaglio. Immaginiamo di trovarci in sua compagnia e diamo inizio alla nostra giornata nel modo migliore, con questo tuffo nell’Inghilterra Regency che tanto ci affascina.